domenica 6 febbraio 2011

Quando nei mesi scorsi la Regione, le Province e i Comuni avevano preannunciato che i tagli del governo nazionale al trasporto pubblico locale (Tpl)sarebbero stati insostenibili, non stavano raccontando favole.
La triste previsione adesso è diventata realtà. I denari con cui la  Regione ha coperto il buco lasciato dal governo sono stati prelevati dal Fondo regionale alla casa: il "salvagente" della Regione si è reso necessario, dopo che il Parlamento ha bocciato la possibilità di utilizzare per il Tpl i fondi Fass.
Il prossimo anno però la Regione non potrà garantire la copertura del taglio imposto dal governo al Tpl. La situazione è drammatica. Come hanno detto molti sindaci alla manifestazione nazionale del Pd, “non siamo dei maghi”. Il taglio al Tpl è solo un altro chiaro segnale del disastro a cui ci sta portando il governo di centrodestra.
La discussione che si è sviluppata sui possibili tagli dei posti di lavoro è la conseguenza concreta di questa mannaia. Non cediamo alla tentazione di rintracciare le responsabilità nei Comuni, nelle Province e nella Regione: la causa del disastro del Tpl è il taglio strutturale del governo Berlusconi. E le risorse che oggi la Regione ha trovato per il 2011, il prossimo anno, nel 2012, non ci saranno più.
Così, prima di parlare di tagli ai posti di lavoro, è necessario ridefinire velocemente l'intero sistema del trasporto pubblico locale nella nostra regione. Lo abbiamo detto chiaro: andremo ad una unica gara regionale. Una novità, poiché in passato erano previste gare a livello provinciale.
E' bene che ci si metta subito intorno ad un tavolo e si cominci a discutere come fare un'unica azienda, un'unica rete di linee e verificare le possibili integrazioni tra trasporto su gomma e su rotaia. Solo così si potrà poi eventualmente parlare di tagli al personale. Non lo si può fare prima. Siamo di fronte a scelte difficili e complesse.
La città di Pisa, grazie ai sindaci, ha una azienda sana. Un aspetto che non dovrà essere accantonato durante la discussione sull'azienda unica: chi ha i debiti li estingua, chi invece è  stato virtuoso non dovrà essere colpito.
Ivan Ferrucci(Consigliere Regionale Pd)

Oltre Berlusconi con i nostri valori: onestà, serietà, civismo, solidarietà

Bersani conclude l'Assemblea Nazionale e illustra i punti principali di quello che sarà il programma di governo del PD

“Non saranno parole di conclusioni ma un'introduzione all'ultima fase del nostro lavoro.Il progetto per l'Italia”. Così Pier Luigi Bersani ha introdotto la sue conclusioni dell'Assemblea Nazionale del Pd. “Abbiamo mostrato una strordinaria coralità nell'analisi e nella questione politica: il dibattito di questi due giorni ha mostrato grande emozione e tensione civile che non dobbiamo abbandonare. Noi siamo un partito di governo e lo dimostriamo sia nelle decisioni politiche sia quando diciamo parole non generiche sull'Italia che vogliano e che promettiamo di fare”

“Abbiamo arricchito le nostre proposte di contenuti che qui a Roma dovremo sintetizzare. I contenuti toccano a noi e non possiamo delegarli a nessuno:

L'Agenda del Paese. “Parliamo d'Italia. Berlusconi ha ribaltato l'agenda ponendo se stesso al centro. Noi non lo accettiamo. L'Italia al centro della nostra politica.

Il respiro del progetto. “Il nostro progetto e la sua lunghezza d'onda guarda il decennio appena finito ed il prossimo. Il decennio del berlusconismo ha aggravato i problemi economici e sociali. Abbiamo perso contatto con i paesi con cui stavamo volentieri in compagnia. Ormai siamo sotto la media dell'Europa dei 27 in molti aspetti fondamentali. In 2 anni ci siamo allontanati di 4 anni da Francia e Germania. La verità è stata occultata dal populismo berlusconiano. Noi dobbiamo dire la verità: questa è la chiave per rifiutare la chiave della rassegnazione, per costruire nuovi orizzonti e il futuro del paese. Nessuna favola ma una sfida positiva per il futuro.
L'arretramento del Paese è dovuto alla crisi democratica. L'inadeguatezza della politica del ghe pensi mi e del populismo ha deformato la visione del governo: un governo al servizio del breve termine, a servizio dell'interesse personale e non del generale”. Il distacco in Europa è altresì un distacco sociale e democratico. “Siamo arrivati alla politica dei trucchi. Organizziamo tutto il centrosinistra e affrontiamo il problema democratico e sociale.
Il tramonto berlusconiamo. “Ogni giorno si assiste ad un colpo contro i muri portanti della casa comune, contro il sistema delle regole. È giunto il momento per andare oltre. Guardiamo oltre Berlusconi. Rilanciamo il progetto europeo, sarà la finanza a pagare la crisi. I debiti non li devono pagare i giovani. Non lasciamo nessuna ipoteca sul loro futuro. Alleggeriamo il futuro e diamo nuove prospettive”.
Per Bersani i punti chiavi della ripresa sono la “riforma della Repubblica e un nuovo patto sociale per la crescita e lavoro”.

Quando si parla di riforma repubblicana si intende proteggere la nostra Costituzione, che è la più bella del mondo, attraverso la sua innovazione. Questo significa ridurre il numero dei parlamentari, superare il bicameralismo perfetto tra Camera e Senato, una riforma elettorale, la cancellazione delle leggi fatte per la cricca e della sicurezza fai da te. A questo rispondiamo: “lo si farà!”
Significa riformare la Pubblica Amministrazione a partire dall'incompatibilità degli incarichi, la trasparenza, la riduzione dei ministeri, del numero delle Province, l'accorpamento dei piccoli comuni, la riduzione dei raggiri e delle falsità...”lo si farà altro che brunetta!”.
Significa un nuovo sistema di diritti a cui dare la massima importanza: “un figlio di immigrati nato in Italia è italiano, le donne devono contare di più. Mettiamo le mani nella politica con il calore di una risposta civica e morale che non può essere tenuto in astratto”.

Il Patto per la crescita e il lavoro. “Produttività e competitività devono essere recuperate a livello di sistema. Se siamo il Paese che cresce meno, con i prezzi che crescono di più, chi ci sta marciando?
Stabilità e crescita devono darsi la mano. Basta con il tremontismo! Le diseguaglianze e ricchezza solo in mano dei pochi inibisce la crescita: occorre stringere la forbice di questa disuguaglianza. Meno stato e più società non è la ricetta. Devono darsi una mano”.

“Abbandoniamo l'idea dei tagli lineari, mettiamo il cacciavite nel sistema. Noi sappiamo come farlo. Oltre al controllo della spesa, il Pd rilancia sulla riforma fiscale dove abbiamo presentato il nostro progetto 20-20-20 legato ad una nuova fedeltà fiscale: una Maastricht del fisco che varrebbe almeno 50 miliardi di euro. Buone norme, tracciabilità, lotta al nero, atteggiamento vigoroso nei confronti dello stato e delle sue agenzie, il blocco totale e tombale di ogni condono.

“Parlaimo di lavoro. Lavoro unito nei diritti e nella sua rappresentanza. Un lavoro vulnerabile da proteggere con politiche positive per la crescita del welfare. Nessuna chiacchiera ma riforme liberali per lavoro, imprese, famiglia, giovani. Ma ricordiamo che nessun mercato può gestire la scuola e salute”.

“Riattiviamo gli investimenti mettendo le poche risorse a disposizione nel modo giusto. Così otterremo nuove risorse da investire. Nelle per le politiche industriali si deve fare maggiore chiarezza. Caro Marchionne vogliamo parlare solo di pause nei turni o per i 150 anni dell'Italia fai in tempo a spiegarci come intendi investire? Per noi le risposte sono economia verde, nuovi processi tecnologici e qualità. Non si fa politica industriale non con generici incentivi che fanno spuntare solo capannoni”.

“Il Nord si allontana dall'Europa e il Sud si allontana dal Nord. La novità deve venire proprio dal Sud: si parte da lì per dare credibilità ad una convincente ricostruzione dell'unità del Paese. Il Sud chiede riforme utili per sé stesso e per il Nord. Pieni diritti di cittadinanza, standard di servizi perché dove sta bene un cittadino, sta bene un'impresa. Il federalismo può essere una chiave importante, il federalismo non sono quelle 4 robette che ha scritto la Lega. Obiettivi di servizio, meccanismi perequativi, costi standard, sono cose che dovrebbero capire bene anche i leghisti. La lega con Bersluconi non può farlo il federalismo! Al Sud non è tutto da buttare: non lasciamo soli i giovani amministratori lo dobbiamo a Salvatore Vassallo. Dobbiamo fare una guerra micidiale all'analfabetismo di ritorno, investire su scuole tecniche, professori, contratto unico di ricerca, stop alle riforme dell'università fantasma!”

“La nostra è una sfida della modernità per tenere assieme diritti sociali e diritti civili, così ho sempre letto l'articolo 3 della Costituzione”.

“L'Italia non può essere più vecchia della sua democrazia, non può essere più vecchi degli italiani. Deve essere più giovane! Pronunciamo le parole essenziali, radicalmente alternative a Berlusconi: onestà, serietà, sobrietà, civismo, solidarietà.

“Riprendiamo queste parole e le mettiamo davanti al nostro mondo. Noi siamo un partito con valori civici, che sono il cuore del nostro progetto. C'è sottotraccia una forte esigenza di valori. Oltre l'umiliazione di questo periodo c'è l'Italia di domani e il Pd si mette con tutte le sue forze e tutta la sua unità si mette a servizio di questa Italia”.

giovedì 27 gennaio 2011

Pier Luigi Bersani: "Senza il ricordo e lo studio degli orrori di  cui l’umanità si è macchiata rischieremmo tutti di rivivere momenti  terribili della nostra storia. Per questa ragione la memoria della Shoah  dovrà rimanere per sempre come monito per tutti affinché mai più sia  raggiunto quell’abisso.  Il nostro dovere è di tramandare, soprattutto alle nuove generazioni, la  storia tragica della Shoah per non dimenticare e perché ciò che è stato  ancora oggi interroga le nostre coscienze. Non dimenticare l'abisso per non  dimenticare che odio e pregiudizio sono le cause che l'hanno determinato.  Per questa ragione chi è chiamato, nella politica come nella società, ad  assolvere una responsabilità deve sentire su di sé l'impegno morale a non  alimentare mai questi sentimenti; deve sentire l'urgenza morale di unire e  non di dividere, di aiutare la comprensione reciproca.  Le tante iniziative previste oggi, in tutta Italia, per celebrare la  Giornata della Memoria, per ricordare la persecuzione e lo sterminio del  popolo ebraico, i deportati militari, civili e politici nei campi di  sterminio nazisti, siano quindi motivo per riflettere sul valore della  dignità e del rispetto dei diritti umani di ogni singola persona. L’odio e il pregiudizio hanno alimentato la mala pianta del razzismo e  dell’antisemitismo. Il nostro compito oggi è di vigilare perché non si  ricreino le condizioni dell’odio e della paura che hanno portato tanti  uomini a dimenticare la propria umanità e a trasformarsi in tranquilli  carnefici. Il nostro compito è di lavorare perché prevalga sempre e comunque  il diritto di ogni persona al rispetto degli altri".
 


“Al binario 21 della stazione di Milano arrivarono in tanti, da tutto il Paese. La storia di migliaia di uomini, donne, anziani e bambini, diretti ad Auschwitz. Questa storia l’avremmo raccontata solo dopo alcuni anni, quando nel lavacro dei vinti ci saremmo ritrovati in tanti obiettori convinti della Shoah.

Ma non fu sempre così. Non fu sempre denominato come sterminio quell’abominio nei confronti dell’umanità. Ci fu un tempo in cui quel massacro, forse ancora non provato, non accertato, troppo terribile persino solo da immaginare figuriamoci da ammettere, fu considerato “campagna denigratoria” contro il regime, contro chi aveva avallato quelle leggi razziali e contro chi pur non avallandole non alitava neanche un minimo di sdegno.

Il segno di una giornata come quella del 27 gennaio serve a ricordare tutto ciò: le vittime, lo sterminio, il massacro degli ebrei, degli zingari, dei gay, dei testimoni di Geova, delle persone d’animo che invece allo sdegno diedero alito, parola e gesti. Ma serve anche a ricordare il virus peggiore di quell’eccidio, quello che ancora oggi serpeggia a volte nelle nostre comunità, il più difficile da debellare: quel negazioniso dell’orrore che nega le camere a gas, gli esperimenti di Josef Mengele, la deportazione o le donne “volontarie” del sesso destinate ai gerarchi che in cambio di sopravvivenza e una branda fuori dalla baracca costituivano un esercito di postulanti nei campi di Ravensbrueck, Auschwitz o Buchenwald.

Quel virus negazionista è ancora oggi il male endemico della nostra civiltà. Per questo il 27 gennaio serve oggi più che mai!” Queste le toccanti parole del deputato del Pd Ludovico Vico, che ha voluto dare un contributo per sostenere il triste ricordo di questa giornata.

"Il negazionismo è una vergogna e un orrore da combattere ogni minuto facendo tutti gli sforzi possibili per far vivere e per trasmettere la memoria della Shoah”, ha aggiunto il senatore del Pd Roberto Della Seta, membro della Commissione straordinaria per i diritti umani. “Naturalmente – ha specificato Della Seta - è doveroso che la scuola e l’Università non diano la più piccola cittadinanza alle tesi negazioniste e a chi le propugna”.

Anna Finocchiaro, Presidente del Gruppo del Pd al Senato ha ricordato come “la mostruosità dell’Olocausto abbia avuto origine, come ha ribadito oggi il Capo dello Stato, dall'intolleranza per le diversità, dal populismo e dal nazionalismo, fenomeni non estranei alla società contemporanea. Infatti anche i sondaggi confermano che l'antisemitismo continua ad essere un male radicato, insieme all'intolleranza e al razzismo”. 
E nel ricordo di questo terribile eccidio Walter Veltroni, a nome del Partito democratico ha rammentato la figura di Tullia Zevi, scomparsa di recente, una protagonista della nostra storia, una donna straordinaria, insieme forte, coraggiosa e mite. Una giornalista e scrittrice, a lungo Presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane e paladina dei diritti e della cultura ebraica. A lei l’Italia deve molto. E’ stata impegnata a tenere viva la memoria della Shoah anche in anni in cui la voglia di oblio sembrava prevalente. Ha tenuto aperto il dialogo tra le religioni e le culture con tenacia e forza sfidando i luoghi comuni. La sua voce continuerà e lungo a ricordarci il dovere della memoria.

Ma come si apprende tristemente dalla cronaca, gli episodi di intolleranza religiosa, spesso rivolti contro le comunità ebraiche si verificano ancora, come atti vergognosi, compiuti da chi vuole deliberatamente ignorare la storia. Uno degli ultimi tristi esempi arriva dalla Capitale, troppo spesso teatro di atti di razzismo e violenza inaccettabili. Proprio alla vigilia delle celebrazioni del 'Giorno della memoria', sono comparse delle scritte contro gli ebrei nel rione Monti. Simbolo di un'offesa profonda alla memoria di tutti coloro che hanno sofferto e continuano a portare le cicatrici di quegli anni terribili.
Alla Comunità ebraica romana e al suo Presidente Riccardo Pacifici và la più completa solidarietà del Partito democratico, espressa dal Vice presidente del Senato e Commissario del Pd Lazio Vannino Chiti. Il Partito democratico attraverso le sue strutture territoriali ha organizzato in numerose città iniziative di commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.

Ma il Giorno della Memoria non è soltanto la rievocazione di un periodo drammatico della storia recente, deve essere una chiave di lettura del mondo contemporaneo. Ha spiegato Paolo Patanè, Presidente di Arcigay, che “il rifiuto per qualunque dimensione della differenza purtroppo è ancora la quotidianità per molti omosessuali lesbiche e transessuali italiani e non. Il riaffermarsi di forme di razzismo, sessismo discriminazione e sopraffazione nel nostro Paese e nel mondo è sotto gli occhi di tutti, e la Shoa continua ad attraversare quotidianamente le nostre vite. Ed è una deriva che può portare a far germogliare le radici dello stesso odio che portò l’Europa alla barbarie”.

Si auspica che il Giorno della Memoria debba essere il riferimento celebrativo di una tematica da consolidare nella memoria collettiva anche negli altri 364 giorni dell’anno e non un unico momento rituale ed effimero di una cerimonia, che una volta conclusa, perde spessore. La memoria che celebriamo è anche la storia dell’omofobia di ieri, dell’uomo contro l’uomo, che ci permette di capire meglio l’omofobia dell’oggi, in tutte le sue forme. La senatrice del PD Mariapia Garavaglia ha ribadito questo concetto, “esortando tutti, a partire dalla politica, a tenere alta questa tensione morale ogni giorno, per inventare un futuro pacifico e positivo”.

E' necessaria una cultura della pace e della tolleranza. Le istituzioni hanno il dovere di impegnarsi per questo, coinvolgendo soprattutto le giovani generazioni, perché il negazionismo non si diffonda nelle scuole e nelle università e perché sia compresa a fondo la tragedia della Shoah. I giovani devono conoscere quell’oscuro periodo della storia europea, affinché simili terribili eventi non possano mai più accadere.

mercoledì 26 gennaio 2011

Berlusconi dimettiti

Presidente Berlusconi, lei ha disonorato l’Italia agli occhi del mondo, non ha più la credibilità per chiedere agli italiani un impegno per il cambiamento e con la sua incapacità a governare sta facendo fare al paese solo passi indietro. Lei dunque se ne deve andare via. L’Italia ha bisogno di guardare oltre, per affrontare finalmente i suoi problemi: la crescita, il lavoro, un fisco giusto, una scuola che funzioni, una democrazia sana. Noi dobbiamo dare una prospettiva di futuro ai giovani. Con la sua incapacità a governare e con l’impaccio dei suoi interessi personali lei è diventato un ostacolo alla riscossa dell’Italia. Per questo presidente Berlusconi lei si deve dimettere. L’Italia ce la può fare, dispone di energie e di risorse positive. È ora di unire tutti coloro che vogliono cambiare. È ora di lavorare tutti insieme per un futuro migliore. 

La val di cecina si mobilita per la raccolta delle firme. Di seguito l'elenco delle date di costituzione dei banchetti nei vari paesi (in fase di aggiornamento):
Circolo Pomarance:
Sabato 29/01 ore 10.00 - 12.00 Banchetto raccolta firme presso la COOP di Pomarance
Giovedì 03/02 Ore 10.00 - 12.00 Banchetto raccolta firme presso il mercato
Se possibile queste iniziative si ripeteranno.
Per i paesi facenti parte del circolo di Pomarance (Montegemoli, Libbiano, Micciano) verra effettuata in stile "porta a porta"

Circolo San Dalmazio
data da definire - Banchetto raccolta firme presso circolo ARCI

Circolo Montecerboli - Larderello
data da definire - Banchetto raccolta firme presso circolo ARCI Montecerboli Via Matteotti
data da definire - Banchetto raccolta firme presso circolo ricreativo Ex-ARCA Larderello via Fucini
data da definire  ma metterei lunedì 31/01 dalle 7.30 alle 9.00 - Banchetto raccolta firme presso ingresso stabilimento ENEL

Circolo Serrazzano - Lustignano
Domenica 30/01 ore 15.30 - 18.30 - Banchetto raccolta firme presso circolo ARCI Serrazzano Via di Castello
data da definire - Banchetto raccolta firme presso piazzaLustignano

Documento su programmazione rifiuti Partito Democratico coordinamento territoriale di Pisa

Il tema della produzione e della gestione del ciclo integrato dei rifiuti è tornato alla ribalta delle
cronache nazionali e locali a causa dell’emergenza campana e delle proposte avanzate anche nel
nostro territorio provinciale per l’installazione di impianti di trattamento termico di rifiuti urbani ed
industriali. Si tratta di un argomento di notevole importanza e delicatezza, origine di numerosi
conflitti sociali, che la politica deve essere in grado di governare elaborando soluzioni di sistema che
sappiano tenere insieme i diversi aspetti di policies (politiche ambientali, politiche economiche,
governo del territorio, servizi pubblici) legati a questo settore.
La nostra Provincia, insieme alle altre raggruppate nell'AATO Costa, ha avviato le procedure per la
redazione dei Piani interprovinciali dei rifiuti urbani e speciali. Inoltre tra pochi mesi anche la
Regione emanerà delle linee di indirizzo su cui costruire il prossimo Piano regionale sui rifiuti. Con
questo documento la Direzione provinciale del PD pisano vuole fornire non solo un indirizzo da
seguire nella programmazione, ma offrire anche un quadro di riferimento per i mesi che ancora ci
separano dall'approvazione e dall'entrata in vigore dei suddetti Piani.
Il tema della produzione e della gestione dei rifiuti è legato al modello di sviluppo: fino ad oggi la
produzione di rifiuti è stata associata alla crescita del sistema economico, per cui era unanimemente
accettata l’idea secondo la quale a più alti tassi di crescita corrispondesse inevitabilmente una
produzione maggiore di rifiuti, secondo una interpretazione “metabolica” della crescita. Il modello di
sviluppo che si è affermato nel secondo dopoguerra si è fondato su un assunto che si è rivelato
tremendamente errato: la presunzione della infinita disponibilità di risorse naturali. Trasformazioni
economiche, evoluzione della tecnologia, espansione urbana: tutto ha fatto affidamento su questo
assunto fino a portarci alla situazione attuale, caratterizzata da una grave crisi ecologica, da una
scarsità di risorse (tra l’altro detenute da una minoranza mondiale a danno di una maggioranza più
povera) e da uno squilibrio energetico che ci pone davanti l’urgenza di pensare nuove politiche di
sviluppo. Di fronte a questa crisi si sono sviluppate tesi che teorizzavano il bisogno di decrescere per
ristabilire il giusto equilibrio ecologico, e quindi anche per produrre meno rifiuti (già obiettivo
dichiarato della legislazione europea in materia).
Noi crediamo che la soluzione non possa essere la rinuncia alle opportunità di crescita. Pensiamo che
un moderno partito della sinistra riformista debba porsi come obiettivo non già la crescita bensì lo
sviluppo, qualificato sotto molteplici aspetti, tra i quali la sostenibilità ambientale, sociale ed
economica, dando rappresentanza ai segmenti produttivi della società e sapendo riorientare le
dinamiche di crescita secondo un nuovo paradigma di progresso.
Serve un cambio di approccio, che incida sul modello di sviluppo e attraverso una adeguata
programmazione sappia interpretare più fedelmente la strategia europea e la sua scala di priorità,
essendo capace di trasformare quello che oggi è un problema (i rifiuti) in risorse, anche dal punto di
vista economico. L'obiettivo è dissociare lo sviluppo dall’aumento della produzione di rifiuti di
qualsiasi genere.
Sul piano della tutela ambientale e su quello principale della salute umana occorre un impegno delle
istituzioni, dei centri di ricerca, delle organizzazioni ed enti preposti affinché le soluzioni
programmate siano sicure e non impattanti, che non aggravino cioè il carico complessivo che i diversi
territori hanno conosciuto e conoscono sotto il profilo ambientale. Deve anche essere garantito che
queste caratteristiche restino costanti per tutto il periodo di esercizio degli impianti, attraverso un
programma di monitoraggio continuo e stringente, e che vengano accantonate adeguate risorse per
gestire i periodi "post mortem" degli impianti, in particolare delle discariche. In questo senso vanno
utilizzati tutti gli strumenti che permettono di individuare e quantificare i possibili impatti che tali
soluzioni possono avere, da quelli previsti obbligatoriamente dalla normativa (VIA, VAS,
Valutazione di Incidenza legata alla direttiva habitat dell’Unione Europea, Valutazione Integrata)
fino a sperimentare nuovi strumenti che in altre parti del nostro paese e dell’Unione vengono
utilizzati, come ad esempio la Valutazione di Impatto sulla Salute (VIS). Accanto a questi strumenti
di valutazione preliminare occorre però anche un impegno concreto delle istituzioni per rafforzare il
sistema dei controlli: per questo motivo è importante confermare e potenziare la presenza
dell'ARPAT sul nostro territorio, in modo particolare nelle zone a più elevata concentrazione
industriale e carico ambientale, potenziandone gli strumenti di controllo a tutela di ambiente e
salute.
La direttiva europea 98/2008/CE, recepita poche settimane fa anche dall’Italia, riprende e rinnova le
linee generali a cui i singoli paesi membri avrebbero dovuto e dovranno attenersi nella gestione delle
politiche dei rifiuti. Tra i principali elementi su cui la normativa si impernia ci sono appunto i principi
di riduzione, preparazione al riutilizzo, riuso e riciclo, recupero anche energetico (la normativa fissa i
requisiti minimi per il riconoscimento di ciò che si può classificare come tale: occorre infatti
assicurare il raggiungimento di un fattore minimo di efficienza), mentre si considera marginale il
conferimento in discarica. Riteniamo ci sia bisogno di rafforzare questo indirizzo nei piani di
prossima redazione: affidando alle discariche un ruolo residuale rispetto agli altri strumenti di
gestione del ciclo dei rifiuti in quanto costituiscono il modo meno virtuoso e più impattante
sull’ambiente, oltre ad essere la soluzione che disincentiva ogni forma di comportamento
consapevole di cittadini, enti pubblici ed imprese rispetto agli obiettivi di differenziazione, riciclo e
recupero. Occorre perciò attuare politiche fondate sulla strategia europea puntando in primo luogo
alla riduzione dei rifiuti, in quantità e pericolosità, e fissando non solo obiettivi di differenziata bensì
anche obiettivi di riciclo, riuso e recupero di ciò che differenziamo.
Per raggiungere questi obiettivi puntando sull’incremento della raccolta differenziata domiciliare e
su un sistema di differenziazione degli scarti della produzione occorre una programmazione che
poggi su una adeguata dotazione impiantistica.
Sui rifiuti solidi urbani (dove è urgente un'attenta revisione dei regolamenti comunali sugli assimilati)
sarebbe un non sense continuare ad incoraggiare enti pubblici e cittadini a più alte performances di
differenziata se gli impianti non sono in grado di accogliere i vari segmenti prodotti. Per questo il
vigente Piano Straordinario di gestione dei Rifiuti prevede il potenziamento e l’ammodernamento
dell’impianto di compostaggio di Geofor, a Gello di Pontedera ed il nuovo Piano Interprovinciale
dovrà contenere la previsione di un unico nuovo impianto di termovalorizzazione da realizzare a
Livorno e la contestuale dismissione e chiusura degli attuali termovalorizzatori di Pisa, di Livorno
(Picchianti), di Castelnuovo Garfagnana e possibilmente anche di Pietrasanta. Il Piano
interprovinciale dovrà perciò anche offrire uno scenario chiaro rispetto al breve periodo, indicando
come si sostengono gli interventi di adeguamento che gli impianti esistenti (in particolar modo
Ospedaletto per la nostra Provincia) dovranno subire per poter sostenere la gestione integrata nella
fase che ci separa dalla realizzazione e dall'avvio del termovalorizzatore di Livorno.
La programmazione del ciclo dei rifiuti dovrà tenere conto unitamente delle strategie di breve periodo
e di quelle di medio-lungo termine. Gli strumenti di piano di cui anche la nostra Provincia, all’interno
dell’area vasta costiera, si dovrà dotare dovranno perciò prevedere strategie e azioni concrete per la
diminuzione della produzione di rifiuti, e al tempo stesso assicurare una risposta adeguata ai
fabbisogni di medio periodo – e alle quantità di rifiuti che non è altrimenti possibile recuperare o
riciclare – prevedendo una rete impiantistica di smaltimento e recupero energetico (finalizzato
anche alla creazione di reti di teleriscaldamento a servizio della collettività), e permettendo così a
questo territorio di rispettare i principi di autosufficienza e di prossimità, sia nel campo dei
rifiuti urbani che in quello dei rifiuti speciali. I dati recentemente diffusi dall’osservatorio
provinciale ci dicono che le quantità di rifiuti sono cresciute, seppur con un indice incrementale più
basso rispetto a qualche anno fa. Questo significa che le determinazioni contenute nella bozza di
piano adottato nel 2004 (dove si diceva che la dotazione impiantistica esistente era in grado di
rispondere al fabbisogno) non sono più valide ed occorre quindi un impegno in due direzioni: da una
parte nel perseguimento più convinto di azioni di riduzione della produzione di rifiuti, e dall’altro
nella previsione nel breve periodo di una rete impiantistica adeguata a soddisfare le attuali e
mutate esigenze di smaltimento (nuovi impianti e ammodernamento degli esistenti).
Il riciclo delle principali frazioni di rifiuto differenti da quella organica (carta, vetro, plastica, metallo,
legno) deve essere ulteriormente incentivato, creando le condizioni per una maggiore commerciabilità
dei prodotti. La programmazione dovrà puntare una strategia orientata a favorire la ricerca
(tramite accordi con il sistema dei poli di ricerca presenti sul nostro territorio, coinvolgendo
anche il CNR) e la successiva sperimentazione (attraverso protocolli con i principali soggetti
economici) di prodotti che abbiano un tasso di obsolescenza minore di quelli attuali, e siano
riutilizzabili o comunque realizzati con materiali facilmente riciclabili. L’obiettivo è rendere più
concorrenziali (sotto il profilo sia della qualità che dei costi) i prodotti ottenuti con materie prime
seconde. Occorrerà poi stipulare accordi con la grande distribuzione e fissare obiettivi concreti per la
diminuzione di ogni forma di imballaggio, superando le stesse disposizioni contenute nel decreto di
recepimento della direttiva 98/2008/CE. Accordi simili potranno essere raggiunti con le associazioni
di imprese edili per quanto riguarda la produzione ed il recupero di rifiuti da costruzione e
demolizione. I piani dovranno altresì prevedere specifici obiettivi anche per gli Enti locali per quanto
riguarda gli acquisti verdi e l'elaborazione di veri e propri bilanci ambientali.Infine non è da
sottovalutare l’impatto che avrebbe, in termini occupazionali ed economici, la prospettiva di crescita
e consolidamento di un “distretto” del riciclo (le stime fornite da Fise Unire – imprese del recupero -
e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ci dicono che nonostante la contrazione dovuta alla
crisi le prospettive di sviluppo per i principali settori di riciclo sono positive).
Nel settore dei rifiuti speciali, per quanto la distinzione tra urbani e speciali sia artificiosa e necessiti
di una distinzione più puntuale sul piano legislativo che come partito dovremmo promuovere a livello
nazionale, riteniamo che pur in assenza di uno specifico obbligo normativo alla pianificazione, e in un
contesto che affida il ciclo degli speciali al libero mercato, sia necessaria e imprescindibile una
pianificazione che tenga conto degli interessi dei territori e delle collettività, che individui le
necessarie garanzie e le forme di controllo, che eviti il proliferare indiscriminato di soluzioni, ma che
promuova invece un sistema integrato di soluzioni dove il soggetto pubblico giochi un ruolo più
rilevante. Occorre perciò rafforzare le politiche di indirizzo e coordinamento tra i vari enti e tra
i differenti strumenti di pianificazione in modo da offrire risposte adeguate ai fabbisogni dei
principali comparti produttivi del territorio, evitando così notevoli costi aggiuntivi che
andrebbero ad incidere negativamente sul grado di competitività delle imprese. I rifiuti
industriali continuano ad aumentare: un dato che riguarda tutta la Toscana e a maggior ragione la
provincia di Pisa che ha una forte vocazione industriale e che registra una produzione di circa 1,2
milioni di tonnellate di rifiuti all’anno. A maggior ragione, per i rifiuti speciali, solo una politica in
grado di valorizzare la complementarietà, più che la contrapposizione, tra le diverse soluzioni
tecnologiche, appare in grado di dare una risposta efficace al trattamento del rifiuto in coerenza con il
quadro normativo e della direttiva europea 98/08. In particolare occorre affermare l’idea che le
diverse forme di valorizzazione, sia diretta attraverso il recupero di materiali sia indiretta
attraverso il recupero energetico, concorrono a raggiungere l'obiettivo principale di una
politica sostenibile di gestione dei rifiuti, in grado di creare valore aggiunto per il sistema
produttivo e che allo stesso tempo consente di ridurre al massimo i flussi destinati alla
discarica. Il nostro obiettivo pertanto, anche nel settore degli speciali, è quello di disegnare scenari e
soluzioni che garantiscano il raggiungimento degli obiettivi di riduzione, riciclo e recupero previsti
dalla normativa europea e allo stesso tempo che consentano il controllo e la tracciabilità di tutto il
ciclo di trattamento. In questo senso crediamo sia opportuno riconoscere priorità a soluzioni
impiantistiche in cui sia coinvolto il soggetto pubblico (anche in questo settore dove la normativa
non obbliga – ma neppure vieta – il ricorso a questo tipo di soluzioni) o in alternativa soluzioni
consortili che dimostrino la reale esistenza di un fabbisogno a cui non è data risposta. Ciò favorisce
l’implementazione di politiche di coinvolgimento, controllo e monitoraggio degli impianti da
parte della cittadinanza anche in ordine ai timori sugli impatti ambientali, e inoltre la
possibilità di redistribuzione verso la collettività dei maggiori margini economici che si
registrano in questo settore.
Occorre altresì tenere conto della determinazione dei criteri di localizzazione degli impianti. Questo è
il nodo più difficile da affrontare, perché genera spesso l’insorgere di aspri conflitti sociali alimentati
da paure e preoccupazioni anche legittime delle popolazioni coinvolte. In questo senso il Partito
Democratico condivide la sperimentazione di strumenti di coinvolgimento e promozione della
partecipazione attiva della cittadinanza che diverse amministrazioni comunali della nostra provincia
hanno adottato all’interno dei processi decisionali su temi complessi e delicati come questi, secondo
metodologie ormai consolidate in molti paesi d’Europa, rispetto ai quali il PD offre la propria
riflessione e le proprie determinazioni, ritenendo quei luoghi palestre utili di confronto e di
formazione di coscienza critica e consapevolezza rispetto alle tematiche più delicate che attengono al
governo dei nostri territori e alle sfide per un modello di sviluppo diverso, tutti temi che non possono
rimanere patrimonio esclusivo di tecnici, decisori politici, o comitati.
I criteri per la localizzazione degli impianti (per gli urbani e per gli industriali) dovranno essere fissati
con l’obiettivo di creare un sistema impiantistico realmente efficiente e facilmente controllabile,
perciò il meno frammentato possibile. I Piani dovranno pertanto declinare l'obiettivo
dell'autosufficienza all'interno di una logica di differenziazione e specializzazione territoriali
della dotazione impiantistica. Siamo convinti che sia necessario promuovere una pianificazione
degli impianti che tenga conto delle esigenze dei diversi comparti produttivi della nostra provincia e
che abbia l’obiettivo di rispondere alle esigenze di trattamento/recupero/smaltimento delle diverse e
specifiche realtà produttive del territorio pisano, incidendo in maniera positiva anche sulla loro
competitività. Al tempo stesso i Piani dovranno ribadire ed affermare il principio della concertazione
territoriale anche in quei campi in cui la legislazione lascia libertà di manovra all'impresa privata,
perchè pensiamo che il tema della gestione dei rifiuti abbia valore e rilevanza pubblica; pertanto
qualsiasi azienda anche privata dovrà avanzare le proprie proposte all'interno di una dinamica
concertativa che impedisca soluzioni “in solitaria” che rischierebbero di non tener conto della
complessità del tema in questione e del suo impatto sociale. A questo proposito la lunga esperienza
delle nostre amministrazioni in una delle zone a più alta densità abitativa ed industriale (il distretto
del cuoio nel Valdarno) confrontatesi da sempre con i temi della compatibilità dello sviluppo,
dimostra come negli anni si sia compresa ed affermata una logica di razionalizzazione impiantistica
(rispondente non solo a criteri di economicità di gestione ma anche di maggior controllo dei reali
impatti e della gestione stessa) e di graduale raggiungimento di una sostanziale autosufficienza
rispetto alle esigenze produttive del distretto: si sono siglati accordi più avanzati rispetto a quella che
era la legislazione vigente in materia, garantendo così sviluppo e occupazione sostenibili anche sotto
il profilo ambientale, all’interno di un patto sociale basato sulla concertazione preliminare tra tutti i
soggetti che difendono l’interesse collettivo (sviluppo e occupazione) e garantiscono al tempo stesso
la salute dei cittadini, la tutela dell’ambiente e delle risorse naturali.
In questo contesto si inseriscono i due progetti di impianto per il trattamento dei rifiuti industriali
oggetto di dibattito pubblico a Pontedera e Castelfranco. Si tratta di due realtà profondamente diverse
sotto molteplici aspetti che saranno perciò oggetto di differente valutazione: mentre il dissociatore a
Pontedera è un progetto avanzato da Ecoforservice, società a partecipazione pubblica, il progetto di
pirogassificatore a Castelfranco è avanzato dalla ditta Waste Recycling che invece è un soggetto
privato. Anche dal punto di vista delle dimensioni e delle possibili quantità trattate (400 t/g per il
dissociatore, 30 t/g per il pirogassificatore) il confronto tra i due progetti conferma la necessità di
prevedere una dotazione impiantistica il meno frammentata possibile, privilegiando dunque soluzioni
orientate alla centralizzazione e non alla dispersione di piccoli impianti disseminati sul territorio (in
termini di conflitti sociali la dimensione piccola degli impianti non comporta benefici sensibili).
Inoltre i due impianti si inseriscono in un contesto produttivo ed impiantistico notevolmente diverso.
In Valdera, l’attuale discarica per speciali di Gello che costituisce il principale impianto di
smaltimento di rifiuti solidi industriali della provincia di Pisa è in fase di esaurimento. Nella zona del
cuoio la dotazione impiantistica a servizio del distretto ha raggiunto un notevole grado di
specializzazione e livelli molto alti di autosufficienza, soprattutto per quanto riguarda la parte più
cospicua dei rifiuti della filiera conciaria (acque, fanghi, cromo e altri scarti come il carniccio)
rispettando il principio della prossimità grazie ad una dotazione impiantistica che negli anni è sorta
grazie alla collaborazione tra produttori ed Enti pubblici, e che oggi conta – tra gli altri – impianti
consortili in grado di trattare i diversi rifiuti provenienti dalla filiera della concia, ma anche rifiuti
provenienti da altre zone della provincia e non solo, affermandosi così come la zona specializzata nel
settore della depurazione e del trattamento dei reflui, che oggi costituiscono una grande percentuale
del quantitativo totale dei rifiuti anche nella nostra provincia. Il progetto di realizzazione del cosidetto
“tubone” è solo l'ultima dimostrazione di come quella zona sia impegnata da decenni nella
specializzazione del trattamento di quel particolare tipo di rifiuti e sia nei fatti divenuta un “polo” di
rilevanza sovraprovinciale della depurazione (a tal proposito, dovrà essere affrontato anche il tema
dello smaltimento dei fanghi da depurazione civile, che oggi non trovano collocazione nell'attuale
dotazione impiantistica – con un aggravio dei costi di smaltimento che si ripercuote inevitabilmente
sulle tariffe degli utenti – individuando anche qui soluzioni adeguate).
Alla luce di quanto esposto la direzione provinciale del Partito Democratico ritiene che questi siano i
principi e gli obiettivi a cui indirizzarsi nella redazione degli strumenti di programmazione:
1. previsione di azioni orientate alla diminuzione della produzione dei rifiuti, al loro riutilizzo o
al recupero attraverso la promozione di accordi con il settore della ricerca per la
sperimentazione e produzione di materiali meno obsolescenti e riutilizzabili, con la grande
distribuzione, le imprese del settore edile, il mondo della produzione, per raggiungere
obiettivi di differenziazione e riciclo di materiale;
2. previsione di specifici obiettivi di riciclo oltre che di differenziata, con l'impegno degli Enti
locali a incrementare la quota di acquisti verdi;
3. previsione del superamento del sistema di conferimento in discarica e della graduale chiusura
di quelle attualmente presenti sul nostro territorio, individuando le soluzioni ambientalmente,
socialmente ed economicamente più sostenibili;
4. previsione di una dotazione impiantisca orientata alla massima specializzazione e sicurezza
sul piano dell'impatto su ambiente e salute, impiegata anche per il recupero e la
valorizzazione energetica dei rifiuti; tale programmazione dovrà evitare soluzioni
frammentate, affermando invece il principio della differenziazione territoriale degli impianti,
in modo da individuare veri e propri “poli” specializzati nel trattamento di differenti tipologie
di rifiuto all'interno della nostra area;
5. privilegiare, attraverso i vari strumenti della pianificazione, soluzioni impiantistiche che
prevedendo il coinvolgimento dell'attore pubblico possano garantire maggiore trasparenza e
controllo dei processi, e potenziare il ruolo, la presenza e gli strumenti a disposizione delle
agenzie e degli enti preposti al controllo degli impatti e alla tutela di ambiente e salute.
6. in merito all’individuazione del soggetto unico della gestione del ciclo integrato dei rifiuti, si
esprime un giudizio positivo sul percorso di riassetto societario di Geofor Spa. E auspichiamo
che sia colta ogni possibilità di valorizzazione del patrimonio di esperienze, professionalità e
degli stessi livelli occupazionali nel settore, mettendo la società nelle condizioni di poter
competere adeguatamente al momento dell’affidamento della gestione.

In questo senso dunque riteniamo debba essere approvato prima della stesura dei relativi piani
interprovinciali – che hanno una tempistica ancora piuttosto lunga, tenuto conto anche del possibile
impatto che la promulgazione delle linee guida regionali avranno sulla redazione dei piani
interprovinciali – un atto di indirizzo provinciale che orienti le scelte anche in questo periodo di
vacatio.

martedì 28 dicembre 2010

UN’ITALIA MIGLIORE

Questo è stato il tema principale che ha guidato tutta la manifestazione che si è svolta sabato 11 dicembre a Roma. Centinaia di migliaia di persone, ordinate, rumorose e speranzose in un futuro migliore hanno invaso la nostra capitale già dalla mattina per incolonnarsi in direzione di Piazza San Giovanni. Nel mezzo al corteo verde bianco rosso spiccavano i colori arancioni dei giovani Democratici che hanno confermato il grande rinnovamento avvenuto all’interno del partito e che ci conforta sulla crescita di una nuova classe dirigente per il nostro paese.
La valdicecina era presente con i membri dei circoli di tutto il territorio, giovani e meno giovani, alcuni alle prime manifestazioni politiche, altri consci dell’importanza di queste iniziative come segno di appoggio al partito ed all’operato dei suoi dirigenti.
Importantissima anche la presenza, insieme ad un nutrito gruppo di giovani esponenti del nostro partito, del Segretario del Circolo di Villamagna Jonni Guarguaglini che risponde con decisione e forte impegno alle vergognose minacce rivoltegli anonimamente.
Il corteo si è concluso in una piazza gremita in attesa dell’intervento del Segretario Bersani. Nell’attesa si sono susseguiti artisti che hanno portato le loro canzoni di lotta ed impegno sociale e semplici cittadini che hanno voluto rafforzare l’importanza del rispetto delle regole, specialmente della costituzione, e della necessità di un cambiamento dell’impostazione dello stato sociale.
Il nostro segretario ha saputo illustrare le proposte del partito in una situazione economica  difficile dove c’è necessità di una inversione di tendenza.
Sostegno alle famiglie ed ai lavoratori per un rilancio dei consumi, valorizzazione dei settori della formazione per una crescita e rilancio del sistema paese, queste solo alcune delle proposte che il Pd ha portato avanti.
Sostegno alle proteste di studenti, lavoratori, ricercatori, forze di polizia e (purtroppo) molte altre realtà sono una priorità per una forza politica che voglia far ripartire questo paese.
Il ruolo del PD nel centrosinistra non può essere messo in secondo piano da nessuno, siamo forza di governo momentaneamente all’opposizione e come tale ci stiamo muovendo.
La manifestazione si è conclusa lasciandoci convinti di appartenere ad un partito che sa cosa proporre al paese e con la speranza di vedere finalmente formalizzata la crisi di governo con la sfiducia al presidente del consiglio.
La compravendita verso i parlamentari (vergognosa ed oltretutto la maggioranza ha anche sospeso i lavori della camera per un mese per avere campo libero di agire dietro le quinte) ha impedito il completamento del percorso che sta sancendo la fine del berlusconismo. Il centrodestra non è più in grado di governare, la crisi politica ormai è evidente, sono rimasti aggrappati alle poltrone per interessi personali ma la più grande maggioranza della storia repubblicana non porterà a temine il mandato.
Chiudiamo con le parole con le quali Bersani ha concluso il suo discorso:
Anch’io ho il mio sogno. Il sogno di un Partito, il Partito Democratico, che possa finalmente dire all’Italia, parafrasando una bella canzone e una grande trasmissione televisiva: Vieni via, vieni via di qui, vieni via con me. Vieni via da questi anni, da queste umiliazioni, da questa indignazione, da questa tristezza. C’è del nuovo davanti, c’è un futuro da afferrare assieme, l’Italia e noi.

Partito Democratico
Coordinamento di zona Alta Val di Cecina