mercoledì 26 gennaio 2011

Documento su programmazione rifiuti Partito Democratico coordinamento territoriale di Pisa

Il tema della produzione e della gestione del ciclo integrato dei rifiuti è tornato alla ribalta delle
cronache nazionali e locali a causa dell’emergenza campana e delle proposte avanzate anche nel
nostro territorio provinciale per l’installazione di impianti di trattamento termico di rifiuti urbani ed
industriali. Si tratta di un argomento di notevole importanza e delicatezza, origine di numerosi
conflitti sociali, che la politica deve essere in grado di governare elaborando soluzioni di sistema che
sappiano tenere insieme i diversi aspetti di policies (politiche ambientali, politiche economiche,
governo del territorio, servizi pubblici) legati a questo settore.
La nostra Provincia, insieme alle altre raggruppate nell'AATO Costa, ha avviato le procedure per la
redazione dei Piani interprovinciali dei rifiuti urbani e speciali. Inoltre tra pochi mesi anche la
Regione emanerà delle linee di indirizzo su cui costruire il prossimo Piano regionale sui rifiuti. Con
questo documento la Direzione provinciale del PD pisano vuole fornire non solo un indirizzo da
seguire nella programmazione, ma offrire anche un quadro di riferimento per i mesi che ancora ci
separano dall'approvazione e dall'entrata in vigore dei suddetti Piani.
Il tema della produzione e della gestione dei rifiuti è legato al modello di sviluppo: fino ad oggi la
produzione di rifiuti è stata associata alla crescita del sistema economico, per cui era unanimemente
accettata l’idea secondo la quale a più alti tassi di crescita corrispondesse inevitabilmente una
produzione maggiore di rifiuti, secondo una interpretazione “metabolica” della crescita. Il modello di
sviluppo che si è affermato nel secondo dopoguerra si è fondato su un assunto che si è rivelato
tremendamente errato: la presunzione della infinita disponibilità di risorse naturali. Trasformazioni
economiche, evoluzione della tecnologia, espansione urbana: tutto ha fatto affidamento su questo
assunto fino a portarci alla situazione attuale, caratterizzata da una grave crisi ecologica, da una
scarsità di risorse (tra l’altro detenute da una minoranza mondiale a danno di una maggioranza più
povera) e da uno squilibrio energetico che ci pone davanti l’urgenza di pensare nuove politiche di
sviluppo. Di fronte a questa crisi si sono sviluppate tesi che teorizzavano il bisogno di decrescere per
ristabilire il giusto equilibrio ecologico, e quindi anche per produrre meno rifiuti (già obiettivo
dichiarato della legislazione europea in materia).
Noi crediamo che la soluzione non possa essere la rinuncia alle opportunità di crescita. Pensiamo che
un moderno partito della sinistra riformista debba porsi come obiettivo non già la crescita bensì lo
sviluppo, qualificato sotto molteplici aspetti, tra i quali la sostenibilità ambientale, sociale ed
economica, dando rappresentanza ai segmenti produttivi della società e sapendo riorientare le
dinamiche di crescita secondo un nuovo paradigma di progresso.
Serve un cambio di approccio, che incida sul modello di sviluppo e attraverso una adeguata
programmazione sappia interpretare più fedelmente la strategia europea e la sua scala di priorità,
essendo capace di trasformare quello che oggi è un problema (i rifiuti) in risorse, anche dal punto di
vista economico. L'obiettivo è dissociare lo sviluppo dall’aumento della produzione di rifiuti di
qualsiasi genere.
Sul piano della tutela ambientale e su quello principale della salute umana occorre un impegno delle
istituzioni, dei centri di ricerca, delle organizzazioni ed enti preposti affinché le soluzioni
programmate siano sicure e non impattanti, che non aggravino cioè il carico complessivo che i diversi
territori hanno conosciuto e conoscono sotto il profilo ambientale. Deve anche essere garantito che
queste caratteristiche restino costanti per tutto il periodo di esercizio degli impianti, attraverso un
programma di monitoraggio continuo e stringente, e che vengano accantonate adeguate risorse per
gestire i periodi "post mortem" degli impianti, in particolare delle discariche. In questo senso vanno
utilizzati tutti gli strumenti che permettono di individuare e quantificare i possibili impatti che tali
soluzioni possono avere, da quelli previsti obbligatoriamente dalla normativa (VIA, VAS,
Valutazione di Incidenza legata alla direttiva habitat dell’Unione Europea, Valutazione Integrata)
fino a sperimentare nuovi strumenti che in altre parti del nostro paese e dell’Unione vengono
utilizzati, come ad esempio la Valutazione di Impatto sulla Salute (VIS). Accanto a questi strumenti
di valutazione preliminare occorre però anche un impegno concreto delle istituzioni per rafforzare il
sistema dei controlli: per questo motivo è importante confermare e potenziare la presenza
dell'ARPAT sul nostro territorio, in modo particolare nelle zone a più elevata concentrazione
industriale e carico ambientale, potenziandone gli strumenti di controllo a tutela di ambiente e
salute.
La direttiva europea 98/2008/CE, recepita poche settimane fa anche dall’Italia, riprende e rinnova le
linee generali a cui i singoli paesi membri avrebbero dovuto e dovranno attenersi nella gestione delle
politiche dei rifiuti. Tra i principali elementi su cui la normativa si impernia ci sono appunto i principi
di riduzione, preparazione al riutilizzo, riuso e riciclo, recupero anche energetico (la normativa fissa i
requisiti minimi per il riconoscimento di ciò che si può classificare come tale: occorre infatti
assicurare il raggiungimento di un fattore minimo di efficienza), mentre si considera marginale il
conferimento in discarica. Riteniamo ci sia bisogno di rafforzare questo indirizzo nei piani di
prossima redazione: affidando alle discariche un ruolo residuale rispetto agli altri strumenti di
gestione del ciclo dei rifiuti in quanto costituiscono il modo meno virtuoso e più impattante
sull’ambiente, oltre ad essere la soluzione che disincentiva ogni forma di comportamento
consapevole di cittadini, enti pubblici ed imprese rispetto agli obiettivi di differenziazione, riciclo e
recupero. Occorre perciò attuare politiche fondate sulla strategia europea puntando in primo luogo
alla riduzione dei rifiuti, in quantità e pericolosità, e fissando non solo obiettivi di differenziata bensì
anche obiettivi di riciclo, riuso e recupero di ciò che differenziamo.
Per raggiungere questi obiettivi puntando sull’incremento della raccolta differenziata domiciliare e
su un sistema di differenziazione degli scarti della produzione occorre una programmazione che
poggi su una adeguata dotazione impiantistica.
Sui rifiuti solidi urbani (dove è urgente un'attenta revisione dei regolamenti comunali sugli assimilati)
sarebbe un non sense continuare ad incoraggiare enti pubblici e cittadini a più alte performances di
differenziata se gli impianti non sono in grado di accogliere i vari segmenti prodotti. Per questo il
vigente Piano Straordinario di gestione dei Rifiuti prevede il potenziamento e l’ammodernamento
dell’impianto di compostaggio di Geofor, a Gello di Pontedera ed il nuovo Piano Interprovinciale
dovrà contenere la previsione di un unico nuovo impianto di termovalorizzazione da realizzare a
Livorno e la contestuale dismissione e chiusura degli attuali termovalorizzatori di Pisa, di Livorno
(Picchianti), di Castelnuovo Garfagnana e possibilmente anche di Pietrasanta. Il Piano
interprovinciale dovrà perciò anche offrire uno scenario chiaro rispetto al breve periodo, indicando
come si sostengono gli interventi di adeguamento che gli impianti esistenti (in particolar modo
Ospedaletto per la nostra Provincia) dovranno subire per poter sostenere la gestione integrata nella
fase che ci separa dalla realizzazione e dall'avvio del termovalorizzatore di Livorno.
La programmazione del ciclo dei rifiuti dovrà tenere conto unitamente delle strategie di breve periodo
e di quelle di medio-lungo termine. Gli strumenti di piano di cui anche la nostra Provincia, all’interno
dell’area vasta costiera, si dovrà dotare dovranno perciò prevedere strategie e azioni concrete per la
diminuzione della produzione di rifiuti, e al tempo stesso assicurare una risposta adeguata ai
fabbisogni di medio periodo – e alle quantità di rifiuti che non è altrimenti possibile recuperare o
riciclare – prevedendo una rete impiantistica di smaltimento e recupero energetico (finalizzato
anche alla creazione di reti di teleriscaldamento a servizio della collettività), e permettendo così a
questo territorio di rispettare i principi di autosufficienza e di prossimità, sia nel campo dei
rifiuti urbani che in quello dei rifiuti speciali. I dati recentemente diffusi dall’osservatorio
provinciale ci dicono che le quantità di rifiuti sono cresciute, seppur con un indice incrementale più
basso rispetto a qualche anno fa. Questo significa che le determinazioni contenute nella bozza di
piano adottato nel 2004 (dove si diceva che la dotazione impiantistica esistente era in grado di
rispondere al fabbisogno) non sono più valide ed occorre quindi un impegno in due direzioni: da una
parte nel perseguimento più convinto di azioni di riduzione della produzione di rifiuti, e dall’altro
nella previsione nel breve periodo di una rete impiantistica adeguata a soddisfare le attuali e
mutate esigenze di smaltimento (nuovi impianti e ammodernamento degli esistenti).
Il riciclo delle principali frazioni di rifiuto differenti da quella organica (carta, vetro, plastica, metallo,
legno) deve essere ulteriormente incentivato, creando le condizioni per una maggiore commerciabilità
dei prodotti. La programmazione dovrà puntare una strategia orientata a favorire la ricerca
(tramite accordi con il sistema dei poli di ricerca presenti sul nostro territorio, coinvolgendo
anche il CNR) e la successiva sperimentazione (attraverso protocolli con i principali soggetti
economici) di prodotti che abbiano un tasso di obsolescenza minore di quelli attuali, e siano
riutilizzabili o comunque realizzati con materiali facilmente riciclabili. L’obiettivo è rendere più
concorrenziali (sotto il profilo sia della qualità che dei costi) i prodotti ottenuti con materie prime
seconde. Occorrerà poi stipulare accordi con la grande distribuzione e fissare obiettivi concreti per la
diminuzione di ogni forma di imballaggio, superando le stesse disposizioni contenute nel decreto di
recepimento della direttiva 98/2008/CE. Accordi simili potranno essere raggiunti con le associazioni
di imprese edili per quanto riguarda la produzione ed il recupero di rifiuti da costruzione e
demolizione. I piani dovranno altresì prevedere specifici obiettivi anche per gli Enti locali per quanto
riguarda gli acquisti verdi e l'elaborazione di veri e propri bilanci ambientali.Infine non è da
sottovalutare l’impatto che avrebbe, in termini occupazionali ed economici, la prospettiva di crescita
e consolidamento di un “distretto” del riciclo (le stime fornite da Fise Unire – imprese del recupero -
e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ci dicono che nonostante la contrazione dovuta alla
crisi le prospettive di sviluppo per i principali settori di riciclo sono positive).
Nel settore dei rifiuti speciali, per quanto la distinzione tra urbani e speciali sia artificiosa e necessiti
di una distinzione più puntuale sul piano legislativo che come partito dovremmo promuovere a livello
nazionale, riteniamo che pur in assenza di uno specifico obbligo normativo alla pianificazione, e in un
contesto che affida il ciclo degli speciali al libero mercato, sia necessaria e imprescindibile una
pianificazione che tenga conto degli interessi dei territori e delle collettività, che individui le
necessarie garanzie e le forme di controllo, che eviti il proliferare indiscriminato di soluzioni, ma che
promuova invece un sistema integrato di soluzioni dove il soggetto pubblico giochi un ruolo più
rilevante. Occorre perciò rafforzare le politiche di indirizzo e coordinamento tra i vari enti e tra
i differenti strumenti di pianificazione in modo da offrire risposte adeguate ai fabbisogni dei
principali comparti produttivi del territorio, evitando così notevoli costi aggiuntivi che
andrebbero ad incidere negativamente sul grado di competitività delle imprese. I rifiuti
industriali continuano ad aumentare: un dato che riguarda tutta la Toscana e a maggior ragione la
provincia di Pisa che ha una forte vocazione industriale e che registra una produzione di circa 1,2
milioni di tonnellate di rifiuti all’anno. A maggior ragione, per i rifiuti speciali, solo una politica in
grado di valorizzare la complementarietà, più che la contrapposizione, tra le diverse soluzioni
tecnologiche, appare in grado di dare una risposta efficace al trattamento del rifiuto in coerenza con il
quadro normativo e della direttiva europea 98/08. In particolare occorre affermare l’idea che le
diverse forme di valorizzazione, sia diretta attraverso il recupero di materiali sia indiretta
attraverso il recupero energetico, concorrono a raggiungere l'obiettivo principale di una
politica sostenibile di gestione dei rifiuti, in grado di creare valore aggiunto per il sistema
produttivo e che allo stesso tempo consente di ridurre al massimo i flussi destinati alla
discarica. Il nostro obiettivo pertanto, anche nel settore degli speciali, è quello di disegnare scenari e
soluzioni che garantiscano il raggiungimento degli obiettivi di riduzione, riciclo e recupero previsti
dalla normativa europea e allo stesso tempo che consentano il controllo e la tracciabilità di tutto il
ciclo di trattamento. In questo senso crediamo sia opportuno riconoscere priorità a soluzioni
impiantistiche in cui sia coinvolto il soggetto pubblico (anche in questo settore dove la normativa
non obbliga – ma neppure vieta – il ricorso a questo tipo di soluzioni) o in alternativa soluzioni
consortili che dimostrino la reale esistenza di un fabbisogno a cui non è data risposta. Ciò favorisce
l’implementazione di politiche di coinvolgimento, controllo e monitoraggio degli impianti da
parte della cittadinanza anche in ordine ai timori sugli impatti ambientali, e inoltre la
possibilità di redistribuzione verso la collettività dei maggiori margini economici che si
registrano in questo settore.
Occorre altresì tenere conto della determinazione dei criteri di localizzazione degli impianti. Questo è
il nodo più difficile da affrontare, perché genera spesso l’insorgere di aspri conflitti sociali alimentati
da paure e preoccupazioni anche legittime delle popolazioni coinvolte. In questo senso il Partito
Democratico condivide la sperimentazione di strumenti di coinvolgimento e promozione della
partecipazione attiva della cittadinanza che diverse amministrazioni comunali della nostra provincia
hanno adottato all’interno dei processi decisionali su temi complessi e delicati come questi, secondo
metodologie ormai consolidate in molti paesi d’Europa, rispetto ai quali il PD offre la propria
riflessione e le proprie determinazioni, ritenendo quei luoghi palestre utili di confronto e di
formazione di coscienza critica e consapevolezza rispetto alle tematiche più delicate che attengono al
governo dei nostri territori e alle sfide per un modello di sviluppo diverso, tutti temi che non possono
rimanere patrimonio esclusivo di tecnici, decisori politici, o comitati.
I criteri per la localizzazione degli impianti (per gli urbani e per gli industriali) dovranno essere fissati
con l’obiettivo di creare un sistema impiantistico realmente efficiente e facilmente controllabile,
perciò il meno frammentato possibile. I Piani dovranno pertanto declinare l'obiettivo
dell'autosufficienza all'interno di una logica di differenziazione e specializzazione territoriali
della dotazione impiantistica. Siamo convinti che sia necessario promuovere una pianificazione
degli impianti che tenga conto delle esigenze dei diversi comparti produttivi della nostra provincia e
che abbia l’obiettivo di rispondere alle esigenze di trattamento/recupero/smaltimento delle diverse e
specifiche realtà produttive del territorio pisano, incidendo in maniera positiva anche sulla loro
competitività. Al tempo stesso i Piani dovranno ribadire ed affermare il principio della concertazione
territoriale anche in quei campi in cui la legislazione lascia libertà di manovra all'impresa privata,
perchè pensiamo che il tema della gestione dei rifiuti abbia valore e rilevanza pubblica; pertanto
qualsiasi azienda anche privata dovrà avanzare le proprie proposte all'interno di una dinamica
concertativa che impedisca soluzioni “in solitaria” che rischierebbero di non tener conto della
complessità del tema in questione e del suo impatto sociale. A questo proposito la lunga esperienza
delle nostre amministrazioni in una delle zone a più alta densità abitativa ed industriale (il distretto
del cuoio nel Valdarno) confrontatesi da sempre con i temi della compatibilità dello sviluppo,
dimostra come negli anni si sia compresa ed affermata una logica di razionalizzazione impiantistica
(rispondente non solo a criteri di economicità di gestione ma anche di maggior controllo dei reali
impatti e della gestione stessa) e di graduale raggiungimento di una sostanziale autosufficienza
rispetto alle esigenze produttive del distretto: si sono siglati accordi più avanzati rispetto a quella che
era la legislazione vigente in materia, garantendo così sviluppo e occupazione sostenibili anche sotto
il profilo ambientale, all’interno di un patto sociale basato sulla concertazione preliminare tra tutti i
soggetti che difendono l’interesse collettivo (sviluppo e occupazione) e garantiscono al tempo stesso
la salute dei cittadini, la tutela dell’ambiente e delle risorse naturali.
In questo contesto si inseriscono i due progetti di impianto per il trattamento dei rifiuti industriali
oggetto di dibattito pubblico a Pontedera e Castelfranco. Si tratta di due realtà profondamente diverse
sotto molteplici aspetti che saranno perciò oggetto di differente valutazione: mentre il dissociatore a
Pontedera è un progetto avanzato da Ecoforservice, società a partecipazione pubblica, il progetto di
pirogassificatore a Castelfranco è avanzato dalla ditta Waste Recycling che invece è un soggetto
privato. Anche dal punto di vista delle dimensioni e delle possibili quantità trattate (400 t/g per il
dissociatore, 30 t/g per il pirogassificatore) il confronto tra i due progetti conferma la necessità di
prevedere una dotazione impiantistica il meno frammentata possibile, privilegiando dunque soluzioni
orientate alla centralizzazione e non alla dispersione di piccoli impianti disseminati sul territorio (in
termini di conflitti sociali la dimensione piccola degli impianti non comporta benefici sensibili).
Inoltre i due impianti si inseriscono in un contesto produttivo ed impiantistico notevolmente diverso.
In Valdera, l’attuale discarica per speciali di Gello che costituisce il principale impianto di
smaltimento di rifiuti solidi industriali della provincia di Pisa è in fase di esaurimento. Nella zona del
cuoio la dotazione impiantistica a servizio del distretto ha raggiunto un notevole grado di
specializzazione e livelli molto alti di autosufficienza, soprattutto per quanto riguarda la parte più
cospicua dei rifiuti della filiera conciaria (acque, fanghi, cromo e altri scarti come il carniccio)
rispettando il principio della prossimità grazie ad una dotazione impiantistica che negli anni è sorta
grazie alla collaborazione tra produttori ed Enti pubblici, e che oggi conta – tra gli altri – impianti
consortili in grado di trattare i diversi rifiuti provenienti dalla filiera della concia, ma anche rifiuti
provenienti da altre zone della provincia e non solo, affermandosi così come la zona specializzata nel
settore della depurazione e del trattamento dei reflui, che oggi costituiscono una grande percentuale
del quantitativo totale dei rifiuti anche nella nostra provincia. Il progetto di realizzazione del cosidetto
“tubone” è solo l'ultima dimostrazione di come quella zona sia impegnata da decenni nella
specializzazione del trattamento di quel particolare tipo di rifiuti e sia nei fatti divenuta un “polo” di
rilevanza sovraprovinciale della depurazione (a tal proposito, dovrà essere affrontato anche il tema
dello smaltimento dei fanghi da depurazione civile, che oggi non trovano collocazione nell'attuale
dotazione impiantistica – con un aggravio dei costi di smaltimento che si ripercuote inevitabilmente
sulle tariffe degli utenti – individuando anche qui soluzioni adeguate).
Alla luce di quanto esposto la direzione provinciale del Partito Democratico ritiene che questi siano i
principi e gli obiettivi a cui indirizzarsi nella redazione degli strumenti di programmazione:
1. previsione di azioni orientate alla diminuzione della produzione dei rifiuti, al loro riutilizzo o
al recupero attraverso la promozione di accordi con il settore della ricerca per la
sperimentazione e produzione di materiali meno obsolescenti e riutilizzabili, con la grande
distribuzione, le imprese del settore edile, il mondo della produzione, per raggiungere
obiettivi di differenziazione e riciclo di materiale;
2. previsione di specifici obiettivi di riciclo oltre che di differenziata, con l'impegno degli Enti
locali a incrementare la quota di acquisti verdi;
3. previsione del superamento del sistema di conferimento in discarica e della graduale chiusura
di quelle attualmente presenti sul nostro territorio, individuando le soluzioni ambientalmente,
socialmente ed economicamente più sostenibili;
4. previsione di una dotazione impiantisca orientata alla massima specializzazione e sicurezza
sul piano dell'impatto su ambiente e salute, impiegata anche per il recupero e la
valorizzazione energetica dei rifiuti; tale programmazione dovrà evitare soluzioni
frammentate, affermando invece il principio della differenziazione territoriale degli impianti,
in modo da individuare veri e propri “poli” specializzati nel trattamento di differenti tipologie
di rifiuto all'interno della nostra area;
5. privilegiare, attraverso i vari strumenti della pianificazione, soluzioni impiantistiche che
prevedendo il coinvolgimento dell'attore pubblico possano garantire maggiore trasparenza e
controllo dei processi, e potenziare il ruolo, la presenza e gli strumenti a disposizione delle
agenzie e degli enti preposti al controllo degli impatti e alla tutela di ambiente e salute.
6. in merito all’individuazione del soggetto unico della gestione del ciclo integrato dei rifiuti, si
esprime un giudizio positivo sul percorso di riassetto societario di Geofor Spa. E auspichiamo
che sia colta ogni possibilità di valorizzazione del patrimonio di esperienze, professionalità e
degli stessi livelli occupazionali nel settore, mettendo la società nelle condizioni di poter
competere adeguatamente al momento dell’affidamento della gestione.

In questo senso dunque riteniamo debba essere approvato prima della stesura dei relativi piani
interprovinciali – che hanno una tempistica ancora piuttosto lunga, tenuto conto anche del possibile
impatto che la promulgazione delle linee guida regionali avranno sulla redazione dei piani
interprovinciali – un atto di indirizzo provinciale che orienti le scelte anche in questo periodo di
vacatio.

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