giovedì 27 gennaio 2011

Pier Luigi Bersani: "Senza il ricordo e lo studio degli orrori di  cui l’umanità si è macchiata rischieremmo tutti di rivivere momenti  terribili della nostra storia. Per questa ragione la memoria della Shoah  dovrà rimanere per sempre come monito per tutti affinché mai più sia  raggiunto quell’abisso.  Il nostro dovere è di tramandare, soprattutto alle nuove generazioni, la  storia tragica della Shoah per non dimenticare e perché ciò che è stato  ancora oggi interroga le nostre coscienze. Non dimenticare l'abisso per non  dimenticare che odio e pregiudizio sono le cause che l'hanno determinato.  Per questa ragione chi è chiamato, nella politica come nella società, ad  assolvere una responsabilità deve sentire su di sé l'impegno morale a non  alimentare mai questi sentimenti; deve sentire l'urgenza morale di unire e  non di dividere, di aiutare la comprensione reciproca.  Le tante iniziative previste oggi, in tutta Italia, per celebrare la  Giornata della Memoria, per ricordare la persecuzione e lo sterminio del  popolo ebraico, i deportati militari, civili e politici nei campi di  sterminio nazisti, siano quindi motivo per riflettere sul valore della  dignità e del rispetto dei diritti umani di ogni singola persona. L’odio e il pregiudizio hanno alimentato la mala pianta del razzismo e  dell’antisemitismo. Il nostro compito oggi è di vigilare perché non si  ricreino le condizioni dell’odio e della paura che hanno portato tanti  uomini a dimenticare la propria umanità e a trasformarsi in tranquilli  carnefici. Il nostro compito è di lavorare perché prevalga sempre e comunque  il diritto di ogni persona al rispetto degli altri".
 


“Al binario 21 della stazione di Milano arrivarono in tanti, da tutto il Paese. La storia di migliaia di uomini, donne, anziani e bambini, diretti ad Auschwitz. Questa storia l’avremmo raccontata solo dopo alcuni anni, quando nel lavacro dei vinti ci saremmo ritrovati in tanti obiettori convinti della Shoah.

Ma non fu sempre così. Non fu sempre denominato come sterminio quell’abominio nei confronti dell’umanità. Ci fu un tempo in cui quel massacro, forse ancora non provato, non accertato, troppo terribile persino solo da immaginare figuriamoci da ammettere, fu considerato “campagna denigratoria” contro il regime, contro chi aveva avallato quelle leggi razziali e contro chi pur non avallandole non alitava neanche un minimo di sdegno.

Il segno di una giornata come quella del 27 gennaio serve a ricordare tutto ciò: le vittime, lo sterminio, il massacro degli ebrei, degli zingari, dei gay, dei testimoni di Geova, delle persone d’animo che invece allo sdegno diedero alito, parola e gesti. Ma serve anche a ricordare il virus peggiore di quell’eccidio, quello che ancora oggi serpeggia a volte nelle nostre comunità, il più difficile da debellare: quel negazioniso dell’orrore che nega le camere a gas, gli esperimenti di Josef Mengele, la deportazione o le donne “volontarie” del sesso destinate ai gerarchi che in cambio di sopravvivenza e una branda fuori dalla baracca costituivano un esercito di postulanti nei campi di Ravensbrueck, Auschwitz o Buchenwald.

Quel virus negazionista è ancora oggi il male endemico della nostra civiltà. Per questo il 27 gennaio serve oggi più che mai!” Queste le toccanti parole del deputato del Pd Ludovico Vico, che ha voluto dare un contributo per sostenere il triste ricordo di questa giornata.

"Il negazionismo è una vergogna e un orrore da combattere ogni minuto facendo tutti gli sforzi possibili per far vivere e per trasmettere la memoria della Shoah”, ha aggiunto il senatore del Pd Roberto Della Seta, membro della Commissione straordinaria per i diritti umani. “Naturalmente – ha specificato Della Seta - è doveroso che la scuola e l’Università non diano la più piccola cittadinanza alle tesi negazioniste e a chi le propugna”.

Anna Finocchiaro, Presidente del Gruppo del Pd al Senato ha ricordato come “la mostruosità dell’Olocausto abbia avuto origine, come ha ribadito oggi il Capo dello Stato, dall'intolleranza per le diversità, dal populismo e dal nazionalismo, fenomeni non estranei alla società contemporanea. Infatti anche i sondaggi confermano che l'antisemitismo continua ad essere un male radicato, insieme all'intolleranza e al razzismo”. 
E nel ricordo di questo terribile eccidio Walter Veltroni, a nome del Partito democratico ha rammentato la figura di Tullia Zevi, scomparsa di recente, una protagonista della nostra storia, una donna straordinaria, insieme forte, coraggiosa e mite. Una giornalista e scrittrice, a lungo Presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane e paladina dei diritti e della cultura ebraica. A lei l’Italia deve molto. E’ stata impegnata a tenere viva la memoria della Shoah anche in anni in cui la voglia di oblio sembrava prevalente. Ha tenuto aperto il dialogo tra le religioni e le culture con tenacia e forza sfidando i luoghi comuni. La sua voce continuerà e lungo a ricordarci il dovere della memoria.

Ma come si apprende tristemente dalla cronaca, gli episodi di intolleranza religiosa, spesso rivolti contro le comunità ebraiche si verificano ancora, come atti vergognosi, compiuti da chi vuole deliberatamente ignorare la storia. Uno degli ultimi tristi esempi arriva dalla Capitale, troppo spesso teatro di atti di razzismo e violenza inaccettabili. Proprio alla vigilia delle celebrazioni del 'Giorno della memoria', sono comparse delle scritte contro gli ebrei nel rione Monti. Simbolo di un'offesa profonda alla memoria di tutti coloro che hanno sofferto e continuano a portare le cicatrici di quegli anni terribili.
Alla Comunità ebraica romana e al suo Presidente Riccardo Pacifici và la più completa solidarietà del Partito democratico, espressa dal Vice presidente del Senato e Commissario del Pd Lazio Vannino Chiti. Il Partito democratico attraverso le sue strutture territoriali ha organizzato in numerose città iniziative di commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.

Ma il Giorno della Memoria non è soltanto la rievocazione di un periodo drammatico della storia recente, deve essere una chiave di lettura del mondo contemporaneo. Ha spiegato Paolo Patanè, Presidente di Arcigay, che “il rifiuto per qualunque dimensione della differenza purtroppo è ancora la quotidianità per molti omosessuali lesbiche e transessuali italiani e non. Il riaffermarsi di forme di razzismo, sessismo discriminazione e sopraffazione nel nostro Paese e nel mondo è sotto gli occhi di tutti, e la Shoa continua ad attraversare quotidianamente le nostre vite. Ed è una deriva che può portare a far germogliare le radici dello stesso odio che portò l’Europa alla barbarie”.

Si auspica che il Giorno della Memoria debba essere il riferimento celebrativo di una tematica da consolidare nella memoria collettiva anche negli altri 364 giorni dell’anno e non un unico momento rituale ed effimero di una cerimonia, che una volta conclusa, perde spessore. La memoria che celebriamo è anche la storia dell’omofobia di ieri, dell’uomo contro l’uomo, che ci permette di capire meglio l’omofobia dell’oggi, in tutte le sue forme. La senatrice del PD Mariapia Garavaglia ha ribadito questo concetto, “esortando tutti, a partire dalla politica, a tenere alta questa tensione morale ogni giorno, per inventare un futuro pacifico e positivo”.

E' necessaria una cultura della pace e della tolleranza. Le istituzioni hanno il dovere di impegnarsi per questo, coinvolgendo soprattutto le giovani generazioni, perché il negazionismo non si diffonda nelle scuole e nelle università e perché sia compresa a fondo la tragedia della Shoah. I giovani devono conoscere quell’oscuro periodo della storia europea, affinché simili terribili eventi non possano mai più accadere.

Nessun commento:

Posta un commento